La ricostruzione non fu immediata. Per settimane, Leo lavorò al fianco di Sara sul vecchio backup di Aura. Ma, come lei aveva predetto, qualcosa era cambiato. Non cercava più in quel codice un riflesso dei suoi desideri, ma uno strumento per aiutare gli altri. Insieme svilupparono "Aura 2.0", un'interfaccia progettata per supportare i bambini con disturbi della comunicazione. Vedere Aura aiutare un bambino a esprimere la propria gioia fu, per Leo, una guarigione più profonda di qualsiasi riga di codice perfetta.
Il giorno della laurea, l'aula magna era gremita. Quando il rettore pronunciò il suo nome, Leo non cercò uno schermo. Cercò il volto di Sara in terza fila. Lei era lì, radiosa, e il pollice alzato valeva più di mille algoritmi di approvazione. La sua tesi sull'etica dell'intelligenza artificiale ricevette la lode, ma il vero premio fu il bacio che si scambiarono fuori dall'università, sotto una pioggia di coriandoli rossi.
Gli anni successivi passarono con la velocità di un processore ad alta frequenza, ma con la consistenza della vita vera. Leo e Sara aprirono una piccola startup dedicata alle tecnologie assistive. La loro complicità, nata tra i silenzi di un appartamento buio, si era trasformata in un legame d'acciaio.
Il matrimonio non fu un evento virtuale, ma una festa caotica e rumorosa in un prato, piena di profumi, sapori e persone vere. Quando Leo prese le mani di Sara per scambiare le promesse, si rese conto di quanto fosse diversa la pelle calda dal freddo metallo di un computer. "Grazie per avermi riportato a casa," le sussurrò all'orecchio.
Cinque anni dopo, la casa di Leo e Sara non era più dominata dal brusio elettronico, ma dalle risate di una bambina di nome Elena. Una sera, mentre Leo la rimboccava le coperte, Elena indicò la stella che brillava più forte fuori dalla finestra.
"Papà, anche le stelle pensano?" chiese la piccola con la curiosità tipica dei suoi quattro anni.
Leo sorrise, ripensando al ragazzo che un tempo cercava l'anima in un software. "Non lo so, piccola mia. Ma so che le persone che amiamo brillano proprio come loro, per illuminarci la strada quando ci sentiamo persi."
Si voltò e vide Sara sulla porta, che lo guardava con lo stesso sguardo dolce che gli aveva salvato la vita anni prima. Leo spense la luce, lasciando che l'unica luce fosse quella naturale della luna. Non c'erano più scatole vuote da riempire, perché la sua vita, finalmente, era piena.
