Jade
Ho il numero 325.
Sospiro scoraggiato mentre mi lascio scivolare sul pavimento, appoggiandomi a una parete degli enormi studi della KBS dove avranno luogo le selezioni. Ho preso un volo di 14 ore per arrivare all'aeroporto di Incheron, ho preso un taxi per arrivare e ho aspettato due ore in fila per ottenere questo numero.
Dietro di me la fila è ancora interminabile, per non parlare del mare di gente seduta per terra che aspetta il proprio turno.
E ne hanno lasciati entrare solo sei. Penso che durerà tutta la notte e sono solo le 10 del mattino!
So che ho fatto una follia, ma era un'occasione troppo ghiotta per non approfittarne.
Prendo dalla tasca dello zaino l'annuncio firmato che ho spedito e ne rileggo ancora una volta i dettagli.
Il progetto "International Idol" è stato pubblicato quest'anno, per la prima volta, con la possibilità di accesso anche per artisti non coreani. Le condizioni sono molto rigide, ma fortunatamente ho tutti i titoli richiesti.
L'artista, anche se di diversa nazionalità, può accedere alla selezione.
Sono richieste le seguenti conoscenze: buona conoscenza del coreano scritto e parlato, inglese fluente, aver studiato canto per almeno cinque anni e danza classica e moderna per almeno dieci anni. Nozioni di coreografia, scenografia, scrittura di testi e arrangiamenti. Conoscenza di almeno due strumenti musicali, spartiti e partiture, composizione. Sono richieste autonomia nel lavoro personale, coesione nel lavoro di gruppo e capacità di cooperazione.
Seguono comunque una serie di istruzioni, ma solo per coloro che superano le tre fasi di eliminazione.
Sarà un bagno di sangue, lo so, e temo di tornare a casa in un lampo, ma la tentazione era così forte che ho deciso di provarci, anche contro il parere di mio padre. Mi ha osteggiato per molti mesi, ma ho ingaggiato una battaglia verbale e psicologica che alla fine ha ceduto. Ho minacciato di scappare di casa e non tornare mai più e lui ha accettato di firmare a condizione che, se mi avessero cacciato, prendessi il primo aereo per Los Angeles.
Sospiro di nuovo. So che non mi daranno nemmeno la possibilità di esprimermi, che dare una possibilità a noi stranieri era solo un espediente per sovvenzionare lo spettacolo, ma mi sono illusa, solo per un minuto - o forse anche meno - di potermi affermare.
La verità è che non salirò nemmeno sul palco, perché la giuria non me ne darà la possibilità. E se pensate che stia accusando i coreani di essere razzisti... beh, sappiate che avete ragione.
So bene di cosa sono capaci nei confronti dei non asiatici – e molte volte fanno loro la "guerra" – ma verso gli americani hanno un rapporto di amore/odio che non è difficile da comprendere. Adorano tutto ciò che proviene dagli Stati Uniti, ma sono solo oggetti. Se devono dire che una persona è maleducata, dicono che "si comporta come un americano", in una sorta di disprezzo.
E poi ho avuto la sfortuna di vedere con i miei occhi l'avversione che provano nei miei confronti, visto che sono stato allontanato dalla mia famiglia.
E non è un eufemismo. Ma questa è un'altra storia.
Finalmente vedo il gruppo davanti a me alzarsi e mi alzo anch'io per sgranchirmi le gambe. Faccio qualche squat, un paio di rotazioni del busto e un uomo con una pagaia gialla mi fa segno di avvicinarmi, chiedendomi il cartellino di presentazione. Mi lancia un'occhiata furtiva, poi mi indirizza verso uno stand dove una ragazza e un ragazzo stanno controllando i dati al computer. Infine mi danno un gettone giallo, dicendomi di mettermi in fila, seguendo la fila dello stesso colore.
Percorro un lungo corridoio illuminato a giorno prima di ritrovarmi in una sezione decorata in giallo, con sedili, ognuno decorato con un colore diverso, e con un palco allestito al centro.
È una specie di piccola arena, con una piattaforma spoglia e illuminata come pavimento, attorno alla quale si aprono diverse porte dove, presumibilmente, vengono convocati i partecipanti. In alto, sopra le diverse sezioni, sono posizionati quattro enormi schermi che lampeggiano in continuazione, estraendo il numero del partecipante/numero della stanza in cui si svolge l'audizione. Mi siedo accanto a un gruppo di ragazze vestite di rosa, tutte uguali, decorate come Barbie, che mi lanciano uno sguardo velenoso.
"Ma a chi importa di te?"
Borbotto tra me e me, sistemandomi gli occhiali da sole sul naso. Lancio un'occhiata al resto del pubblico e mi rendo conto che ci hanno diviso per genere, separando ragazzi e ragazze. Ho un terribile dubbio: partecipo come solista e il bando specifica che solo coloro con indiscusso talento artistico saranno presi in considerazione per una proposta individuale.
Vogliono forse appiopparmi qualcuno di questi per farmi entrare in un gruppo? Mi vengono i brividi solo a pensarci! Respingo tutto, scrollando le spalle e finalmente vedo il mio numero lampeggiare sul quadrante: settore A5.
Perfetto.
Cara Jade, saliamo sul palco!